mercoledì 20 novembre 2013

Riflessioni sul cinema di Checco Zalone. (Sole a catinelle un film tra risate, squallore e mediocrità).





Zalone si avvicina ai 44 milioni di euro, cifre da capogiro (arriverà a superare Titanic)...Bene, il sottoscritto si è scagliato fin troppo spietatamente nei confronti della presunta "commedia all'italiana" contemporanea. Tutti quei insulsi registucoli che banalizzano e intristiscono il cinema italiano (Brizzi, Veronesi, Miniero, Moccia ecc e ecc) Ma qui vorrei provare a fare un discorso diverso. Credo sia inutile provare a spiegare le cause senza perdersi in banali vaneggiamenti sociologici (La gente ha bisogno di ridere, la crisi, l'Imu, Berlusconi e Maria De Filippi). Vorrei togliermi da ogni pregiudizio da cinefilo, finto snob e radical-chic ma possibile che non riusciamo a fare lo stesso film fatto meglio? Senza andare lontano, i nostri cugini francesi riescono a confezionare (a tavolino) un perfetto gioccatolo sfonda botteghino (Quasi amici) senza quell'alone di mediocrità e squallore che hanno i nostri (in passato i cinepanettoni, adesso Zalone e Siani). La verità è che siamo diventati un Paese squallido. Perchè l'onda Zalone poteva essere cavalcata con un sussurro di stile. Non mi sento di giudicare la gente che va a vederlo, ma questo modo cialtrone di fare le cose. Alla gente piace Zalone? Ci scriviamo una sceneggiatura di 5 paginette, lo infarciamo con qualche sketch suo, ci mettiamo un paio di attorucoli in bolletta, prendiamo il regista di riserva di Centovetrine, "smarmelliamo" la fotografia... Così la merda è confeionata e servita con appena due mesi di lavoro.  E' ovvio che non mi aspetto da Zalone e da chi per lui la ferocia di Germi o la sottigliezza di Zurlini ma cazzo almeno la fantasia di metterci un pò di cuore nel fare le cose. Un tempo ci riuscivamo. Un tempo riuscivamo a raccontare il Paese facendo ridere, ma ridere davvero, con uno stile e un'itelligenza che ha reso il nostro cinema epocale. Volete qualche esempio? Eccoli:
Divorzio all'italiana (1961) di Pietro Germi.




I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli





Il sorpasso, 1962, di Dino Risi